La Sacrestia
Una nuova e “Monumentale Sagrestia” per la nostra Parrocchia di Saint-Vincent
Appunti di storia e interventi odierni
La sagrestìa, o anche sacrestìa o sacristìa è una stanza di servizio all’interno di una chiesa. In essa avvengono la vestizione dei ministri del culto e vi sono conservati i paramenti liturgici e tutti gli oggetti sacri necessari alla liturgia; la sagrestia è solitamente il luogo in cui il presbitero e gli accoliti si vestono per la celebrazione delle funzioni religiose; qui, essi ritornano alla fine delle funzioni per togliersi i paramenti liturgici indossati durante le celebrazioni. I principali paramenti conservati nella sagrestia sono: pianete, amitti, stole, manipoli, piviali, cingoli ecc. Molto spesso, in appositi armadi, sono conservati anche i registri parrocchiali dei battesimi, cresime, matrimoni e funerali. Vi sono naturalmente conservati gli oggetti necessari alla celebrazione dei riti religiosi: ostie e vino da consacrare, calici, patene, pissidi ed ostensori. Alcune sacrestie, oltre alle reliquie del santo protettore, conservano anche antichi e pregevoli mobili e vere e proprie opere d’arte all’interno dei quali molte volte sono custoditi gli Archivi parrocchiali. Solitamente la sagrestia è ubicata all’interno della chiesa, a lato dell’altare maggiore, ma può anche essere separata da essa, come nei monasteri. Alcune chiese hanno più di una sagrestia, ognuna delle quali ha una sua funzione specifica. Come luogo architettonico, all’interno delle basiliche, la sagrestia fu introdotta nel V secolo dai costruttori ravennati.
Nelle sacrestie esiste anche un lavabo; in questo sono solitamente lavati i purificatoi usati nel corso della messa che sono venuti a contatto con il vino e le ostie consacrate, ma anche calici, pissidi, patene ed ogni altro oggetto che è venuto a contatto con le “Specie consacrate” (Ostie). Inoltre, in alcune chiese, come nel caso di Saint-Vincent, è installato il programmatore di campane, utilizzato per farle suonare premendo gli appositi pulsanti e per programmare le varie suonate in occasione di celebrazioni liturgiche o altre solennità religiose; frequentemente è presente anche la “salita” o ingresso a cui si accede alla cella campanaria (nel caso di Saint-Vincent questo passaggio conduce al sottotetto della chiesa). Il responsabile della sagrestia è naturalmente il sacrista o sacrestano.
Poco sappiamo della sagrestia della nostra chiesa prima del XV secolo; per contro sappiamo invece che verso la metà del 1400 la chiesa subì notevoli trasformazioni (in quel periodo fu ricostruita l’abside centrale con archi a sesto acuto e venne totalmente tolta la soffittatura in legno del presbiterio per costruire l’arco trionfale). In quella campagna di interventi venne chiusa con un muro la prima arcata della navata laterale sud con lo scopo di creare una sagrestia adiacente al presbiterio e, a conferma, il parroco A. Hosquet (La Chiesa di Saint-Vincent…, 1974), scrive …ciò risulta da residui di iscrizioni in caratteri gotici che si leggevano su detto muro prima della sua demolizione avvenuta nel 1961. Si tratterebbe quindi della prima, e più antica, informazione concernente una sagrestia a Saint-Vincent.
Nel 1528, il vercellese Pietro Gazino, Vescovo della Diocesi di Aosta, durante la visita pastorale a Saint-Vincent, preso atto dell’assenza di una sagrestia idonea, ordinò all’allora parroco di far costruire un locale da realizzarsi in corrispondenza, o addirittura in aderenza, alla casa parrocchiale; presumibilmente, per ragioni che non ci sono note, si procedette ingrandendo di poco quel vano presente all’epoca e, ahimè, demolendo l’abside sud per praticare anche un passaggio di comunicazione verso la casa parrocchiale (che sembrerebbe essere stato abbastanza stretto e “posticcio”).
Verso la fine del XVII secolo, nel 1696, un grande incendio provocò molti danni alla soffittatura in legno della chiesa che, ancora una volta, necessitò di importanti interventi; in quell’occasione si chiuse con un muro la parte superiore della navata nord e parte della cappella esistente sotto al campanile per creare un’altra sagrestia, la seconda, ad uso specifico dei membri della Confraternita.[1]
Nel secolo successivo, nel 1786, il parroco Philibert-Amédé de Tillier compilò l’ Etat de l’Eglise paroissiale de Saint-Vincent. Dalla lettura di quel prezioso manoscritto si evince che nel 1760 una piccola sagrestia era nel frattempo stata costruita in aderenza alla casa parrocchiale (forse, ancora una volta, si era proceduto con un piccolo ampliamento del locale esistente).
Tutti quegli interventi non avevano però risolto il problema primario: l’assenza di un locale ampio, e ben strutturato, da utilizzare come sagrestia e in grado di contenere tutto quanto necessitava durante le funzioni religiose.
Ecco quindi che nel 1878 il parroco Charles Bich decise di far costruire una nuova e ampia sagrestia posta in continuazione della prima a proseguimento della navata sud; sul tetto di questo manufatto fece anche erigere un piccolo campanile, dotato di campanella, per avere maggiore comodità di comunicare ai fedeli l’inizio delle funzioni. Va doverosamente ricordato che comunque il progetto di una sagrestia più ampia risaliva al 1866 e, andrebbe sottolineato che dodici anni dopo, in fase di esecuzione dei lavori, l’originale progetto fu, fortunatamente, modificato evitando in questo modo la demolizione della quattrocentesca parte esterna del coro.
Quella nuova struttura, decisamente più ampia e soprattutto necessaria, ma altrettanto devastante dell’insieme architettonico dell’esterno della Chiesa ebbe vita breve, circa un secolo! Fu infatti demolita nel biennio 1960-1961 per volontà del parroco A. Hosquet durante un’importante campagna di lavori di restauro alla chiesa da lui intrapresi. Finalmente dopo secoli, e forse per la prima volta, si iniziò a ragionare perseguendo precisi obbiettivi che erano: avere naturalmente un’ampia e comoda sagrestia e nel contempo, valorizzare al meglio l’imponente e importante edificio sacro con la sua abside quattrocentesca, autentico patrimonio storico da conservare e valorizzare. Oggi, all’esterno dell’abside, si notano ancora sulle pietre, tracce delle murature e delle costruzioni del 1878.
Lo spazio per la creazione di questo importante locale fu individuato tra la chiesa e la casa parrocchiale e, bisogna ammettere, che il progettista aveva visto giusto, tanto che oggi la nuova costruzione ben si inserisce architettonicamente tra i due immobili.
Per fare la sagrestia fu necessario abbassare il piano di calpestio tra i due edifici per cui si scavò davanti agli ingressi della casa parrocchiale e della cripta; di fatto si creò anche un’ampia superficie coperta.
Il nuovo locale della sagrestia, dotato di due finestre a Est e a Ovest, fu “ancorato” ai preesistenti manufatti della Chiesa e della casa parrocchiale; con questo intervento si realizzarono finalmente anche i necessari passaggi interni tra la canonica e la chiesa. All’interno di questo ampio locale furono trasportati tre grandi armadi o credenze (rispettivamente del XV°, del XVIII° e del 1871) necessari per contenere le vesti cerimoniali e tutto quanto necessitava e necessita per le celebrazioni liturgiche.
Purtroppo però, nel tempo, questo nuovo locale fu troppo spesso utilizzato come “magazzino” e non fu mai immaginato come una stanza che deve avere una sua propria “sacralità”: in altre parole l’intervento definitivo non fu mai portato a termine.
La necessità di avere una sagrestia degna di quel nome è frutto della volontà del nostro parroco Don Pietro; egli, fin dal suo insediamento, resosi conto di tante problematiche (infiltrazioni di acqua piovana dal tetto, un impianto elettrico desueto e pericoloso, un’imbiancatura risalente a circa 50 anni fa e altre situazioni poco consone ad una sagrestia) ha deciso per un intervento complessivo. E’ stato rifatto l’impianto elettrico e messo in sicurezza; tutto il locale è stato imbiancato, il pavimento (in precedenza di “cemento grezzo”) è stato ricoperto da un parquet in rovere naturale a tre strati controbilanciati in abete. Infine, per ottimizzare lo spazio ai lati del lavandino, sono state create due piccole pareti in boiseries di legno di rovere e sistemato un nuovo lavandino in pietra valdostana lavorata a mano.
Nel frattempo, sono in fase di conclusione i lavori di restauro degli armadi, o credenze, affidati all’artigiano Piermauro Reboulaz di Nus, in massiccio e pregiato legno di noce del ‘400 e del ‘700, che, quanto prima torneranno nella sagrestia insieme alla già citata credenza datata 1871 per essere ancora utilizzati dai celebranti, dai diaconi e dai chierichetti. Nello stesso locale saranno altresì conservati l’imponente ottocentesco crocefisso (h. 323!) di scultore piemontese o valdostano, un tempo appeso all’arco trionfale della chiesa; la seicentesca magnifica tela dipinta a olio, di recente restauro, rappresentante la Madonna Nera d’Oropa tra i Santi Giacomo e Rocco (un tempo conservata e onorata nella cappella frazionale di Perrière) datata 1633 opera dell’artista biellese Giovanni Andrea Garabello e il ritratto di artista sconosciuto, di primo Ottocento, anch’esso da poco restaurato, rappresentante il parroco J.-B. Freppa (1793-1844) unitamente ad altre numerose opere d’arte sacra. A questo punto anche Saint-Vincent, grazie al parroco Don Pietro, avrà la sua Sagrestia monumentale degna di accogliere il Vescovo, altre e alte personalità ecclesiastiche e tutti i religiosi che saranno ospitati in questa parrocchia in occasione di celebrazioni religiose. La nuova sagrestia sarà benedetta dal Vescovo, Mons. Franco Lovignana, il 16 giugno 2019 alle ore 10.00.
Caro Don Pietro, per tutto il lavoro che stai facendo, la tua Comunità, ti dice Grazie!
Pier-Giorgio Crétier
[1] Per confraternita s’intende, ai sensi dei canoni 298 e seguenti del vigente Codice di diritto canonico, un’Associazione pubblica di fedeli della Chiesa cattolica che ha come scopo peculiare e caratterizzante l’incremento del culto pubblico, l’esercizio di opere di carità, di penitenza, di catechesi.